Rivoluzionaria, contrastata, pratica, femminile. Simbolo di battaglie giovanili e sinonimo di libertà, la minigonna torna protagonista dell’Autunno/Inverno 2018-2019. La Collezione Pennyblack è ricca di proposte per colori, tessuti e lunghezze.
Sfatiamo il mito che la minigonna è nata negli anni ’60 ad opera della sola Mary Quant. La minigonna ha origini molto più lantane. Gli stilisti degli anni Sessanta hanno avuto il merito di averla diffusa, come dichiarò la stessa Mary Quant:
Seguivamo la stessa logica, anche se creavamo moda per persone diverse. […] Nessuno ha inventato la mini, nasceva da una volontà. Andrè Courrèges ha scioccato l’alta moda, portandola nel moderno. Questa è stata la sua rivoluzione. Io ho semplicemente realizzato un desiderio comune e accorciato le gonne per ragazze come me.
Minigonna, tanta storia in pochi centimetri
Ogni manciata di centimetri in meno corrisponde a periodi che hanno segnato la storia. Accorciare la gonna, prima che una moda, è stata un’esigenza. Fin dalla fine del XIX le donne hanno sentito il bisogno di “alleggerirsi” dai pesanti abiti e sottogonna che indossavano.
La Prima Guerra Mondiale, segna la grande svolta. Le donne abbandonano la gonna per indossare i pantaloni e lavorare al posto dei mariti al fronte. Al termine del conflitto, il tessuti scarseggiano, di conseguenza abiti e gonne sono necessariamente più corti.
Stiamo certamente parlando di pochi centimetri, la strada per scoprire le gambe è ancora lunga. Le prime minigonne appaiono già negli anni ’20 ma solo in ambito sportivo. Tenniste, pattinatrici e ginnaste, indossano uniformi con gonne corte che lasciano libertà di movimento.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, i mini abiti e le gonne cortissime indossate dalle pin up, lasciavano davvero poco all’immaginazione. Sorridevano ammiccanti dalle riviste riservate ai giovani soldati delle truppe.
Ancora una volta, è la scarsità di materiali del dopo guerra che determina la lunghezza delle gonne, anche se nell’immaginario comune qualcosa inizia a cambiare.
Durante i mitici anni ’50 le minigonne compaiono come costumi di scena, cinema, teatro e anche nelle prime serie televisive americane di fantascienza.
Arriviamo agli anni ’60, aprono i primi negozi. Anche Grazia Firenze apre le porte nel 1958. Fino ad allora gli abiti venivano prevalentemente confezionati su misura in sartoria. Nell’effervescente Londra di metà anni ’60, la stilista Mary Quant, la Boutique Biba e la giovanissima modella Twiggy, sdoganano la minigonna come “divisa” di una giovane donna anticonformista che grida al mondo la propria libertà e sessualità.
Quanto deve essere corta una gonna (o un abito) per dirsi “mini”?
La stessa Mary Quant aveva stabilito una misura per definire la gonna “mini”, circa cinque centimetro sopra il ginocchio. Di lì ad un anno, ce ne volevano dieci. Alla fine degli anni ’60 erano venti. Dall’altra parte dell’Oceano, a New York, si erano assestati fra i sette ed i dieci centimetri.
Sono state le ragazze della King’s Road ad inventare la mini. Io stavo facendo abiti semplici e giovanili, con cui era possibile muoversi, con cui si poteva correre e saltare e li avrei realizzati della lunghezza voluta dalla clientela. Io li indossavo molto corti e la clientela diceva “Più corti, più corti”.
Mary Quant
Barbara Hulanicki ricevette per la sua Boutique Biba una partita di gonne erroneamente troppo corte, convinta che non le avrebbe vendute, si dovette ricredere, finirono nell’arco di pochi giorni, erano alte solo venticinque centimetri!
Solo negli anni ’70 si ha una battuta d’arresto all’orlo della minigonna. Lo giornalista britannico Christopher Booker, nel suo libro “The Seventies: portrait of a decade” affermava:
Non c’era quasi più spazio dove spingersi… la minigonna non poteva salire oltre.
Minigonne moda Autunno/Inverno 2018-2019
Come abbiamo detto più volte, la Collezione Pennyblack di questa stagione è ispirata agli anni ’70, dove le gonne si allungano di nuovo, gli orli sono corti e discreti. Se negli anni ’60 le minigonne erano indossate dalle giovanissime che, in un moto di ribellione, non volevano vestirsi come le madri, oggi mamma e figlia possono tranquillamente scambiarsele.
Grazia Firenze
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